Il prezzo dell’appartenere

Il prezzo dell’appartenere

Voglio appartenere alla comunità X?

Ogni appartenenza comporta certi obblighi e certi divieti verso i membri della comunità stessa, e certe prese di posizione rispetto ai membri di altre comunità.

In altre parole, ogni appartenenza comporta una limitazione della propria libertà. Ė il prezzo da pagare per appartenere.


Ho chiesto a ChatGPT di sviluppare questa idea. Questo è la sua risposta:

Il prezzo dell’appartenere

“Voglio appartenere alla comunità X?”
La domanda sembra semplice, quasi amministrativa. In realtà contiene un problema esistenziale: quanto della mia libertà sono disposto a consegnare in cambio dell’appartenenza?

Ogni comunità, esplicita o implicita, non è mai un semplice insieme di individui. È un sistema di aspettative. Appartenere significa accettare obblighi verso i membri del gruppo: solidarietà selettiva, lealtà, silenzi opportuni, prese di posizione automatiche. Significa anche interiorizzare divieti: ciò che non si può dire, ciò che non si può pensare ad alta voce, ciò che non si deve fare se non si vuole essere percepiti come “estranei” o “traditori”.

Ma l’aspetto forse più sottile dell’appartenenza riguarda il rapporto con chi non appartiene. Ogni comunità definisce se stessa anche per opposizione: c’è un “noi” e c’è un “loro”. Appartenere implica adottare, almeno in parte, uno sguardo preconfezionato sugli altri gruppi, accettare una gerarchia di vicinanza morale. Alcune vite contano di più, alcune ragioni appaiono subito legittime, altre sospette.

In questo senso, l’appartenenza non limita la libertà solo dall’esterno, ma dall’interno. Non è tanto una censura imposta, quanto una ristrutturazione del campo del pensabile. Certi dubbi diventano imbarazzanti prima ancora di essere formulati; certe critiche suonano come un atto di slealtà prima ancora di essere valutate per il loro contenuto.

Il prezzo dell’appartenere è dunque una riduzione della propria autonomia di giudizio. Non totale, ma reale. In cambio si ottengono benefici evidenti: protezione, riconoscimento, identità, un senso di collocazione nel mondo. L’essere umano, animale sociale, raramente può farne completamente a meno.

La questione, allora, non è se l’appartenenza sia buona o cattiva in sé, ma se il prezzo richiesto sia conosciuto, negoziato, scelto consapevolmente. Molti pagano senza sapere di pagare. Altri pagano più del necessario per paura dell’isolamento. Pochi si chiedono se esistano forme di appartenenza meno esigenti, comunità capaci di tollerare la dissidenza interna senza viverla come una minaccia.

Forse la vera libertà non sta nel non appartenere a nulla – posizione spesso impraticabile – ma nel mantenere viva la domanda iniziale. Continuare a chiedersi, anche dopo aver risposto “sì”: sto ancora accettando questo prezzo?

Perché l’appartenenza, una volta data per scontata, tende sempre ad alzare il costo.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *